Talleyrand e Fouché o la politica del tradimento
«Consumati traditori, cinici, opportunisti, spregiudicati dissimulatori, abituati a mutare pelle come serpenti, a mimetizzarsi come camaleonti, sono riusciti sempre e in ogni circostanza a sopravvivere, rimanendo fedeli solamente a loro stessi»
Due celebri uomini politici, Charles – Maurice de Talleyrand – Pèrigord e Joseph Fouché, vissuti a cavallo fra il ’700 e ’800 in Francia. Cresciuti entrambi in seno alla Chiesa, che hanno poi rinnegato, Ministro degli Esteri del Direttorio, di Napoleone e della Restaurazione l’uno, Ministro della Polizia l’altro, nemici quindi complici a seconda delle convenienze, sono divenuti il paradigma stesso dell’opportunismo politico, tanto da essere soprannominati “banderuole”.
In realtà, Talleyrand e Fouché sono molto più di questo.
Protagonisti di un’epoca straordinaria, quella fra Ancien Régime e Restaurazione, nella quale si è costruita la Francia e anche l’Europa moderna, sono riusciti a sopravvivere al crollo della monarchia, alla Rivoluzione, al Terrore, al Direttorio, all’Impero, alla Restaurazione, rivestendo quasi sempre ruoli di primissimo grado.
Dichiaratamente infedeli ai regimi e agli uomini, hanno cercato di essere, soprattutto nel caso di Talleyrand, fedeli alla Francia.
Intorno a loro, dietro di loro, c’è tutto un mondo che si muove e cambia, in una fase tragica e travagliata, densa di genio e di grandezza ma anche di drammi e atrocità. Freddi e sofisticati tessitori di strategie e intrighi, sono stati determinanti per far cadere il loro signore, Napoleone Bonaparte, ma anche per restituire alla Francia un ruolo centrale nell’Europa della Restaurazione.
Traditori? Certo; ma in questa storia, tutti tradiscono tutti, a volte con qualche giustificazione, altre senza: per il potere o il denaro, per sopravvivere, per salvarsi, per vendicarsi, per il gusto di farlo… Tanto da far pensare che l’umanità si divida in due categorie, i traditori e i traditi.